Lunedì 14 Maggio alle 20.30 presso la Sala Lampertico si terrà il quinto appuntamento con Visioni della Mente e non è una data priva di significato.
Il giorno precedente, quarant’anni fa, è accaduto qualcosa di rivoluzionario che non poteva non trovare spazio all’interno della rassegna: il 13 Maggio 1978 veniva varata la Legge Basaglia, un testo che chiuse i manicomi e rese i matti degli esseri umani restituendo loro una dignità. A distanza di quarant’anni cosa rimane di quella rivoluzione che all’epoca fu la più avanzata del mondo?
Franco Basaglia diceva in un’intervista di quegli anni: « Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione. »
E’ importante, tuttavia, ricordare anche cosa accadeva prima di questa legge per non dimenticare quei luoghi di contenimento sociale dove gli sguardi non potevano giungere che erano i manicomi pre-basagliani.
Ne parleremo durante il penultimo appuntamento di Visioni della Mente, prendendo un caso emblematico: il sistema di cura veneziano, che prevedeva il confinamento dei casi più gravi in due strutture situate nelle isole di San Servolo e San Clemente. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Dei protagonisti dell’epoca racconteranno l’evoluzione degli ospedali psichiatrici veneziani negli anni ’80. I nostri ospiti saranno Guido Pullia, ex direttore dei dipartimenti di Salute Mentale di Venezia e Treviso che nella sua carriera ha avuto modo di conoscere da vicino la struttura di San Clemente e Maddalena Menotto, psichiatra veneziana che ha conosciuto Raymond Depardon durante le riprese del documentario “San Clemente”.
L’incontro sarà supportato dalla visione di SAN CLEMENTE di Raymond Depardon e Sophie Ristelhuebe (Italia, Francia /Anno 1982 / Durata 99’).
A San Clemente passano le loro giornate pazienti dai trascorsi diversi, seguiti da vicino dalla cinepresa di Depardon nei loro scambi e negli incontri con dottori e familiari. Siamo nel 1980, l’ospedale è sul punto di chiudere e Depardon va a San Clemente per documentare con empatia e dolcezza le vite che lo abitano prima che si disperdano. Inizialmente Depardon arriva a Venezia per realizzare un reportage fotografico per l’agenzia Magnum. In corso d’opera trasforma il progetto e realizza un documentario soggiornando per un periodo nel manicomio e riprendendo i suoi pazienti. Li segue con una macchina da presa che tende a rimanere invisibile, che lascia scorrere la pellicola rimanendo sui soggetti che, stupiti dei lunghissimi piani sequenza, rifiutano la loro invadenza o, al contrario, esistono attraverso essi.
Depardon, nonostante tenga a rimanere in ascolto disturbando il meno possibile, ha bisogno anche di mostrarsi perché, come lui stesso dice, “per filmare gli altri, bisogna dire chi si è”. E la sua presenza non si cela, ma risulta evidente dalle reazioni di chi vede la macchina da presa davanti ai suoi occhi, ma anche dalle immagini brutali di un cinema non manipolato dal montaggio o dagli “aggiustamenti” della post produzione.
La rassegna “Visioni della Mente” è a cura di Walter Ronzani e Gli Stati della Mente, in collaborazione con ULSS 8 BERICA e Kairos Donna.
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