L’altalena emotiva della maternità. Visioni della Mente #3

“Il cinema dirige i nostri occhi verso aspetti del mondo per i quali non avevamo ancora avuto sguardi.” Eric Rohmer

Talvolta il cinema ci costringe ad aprire gli occhi verso aspetti della vita da cui tendiamo a distoglierci. Le immagini di questo film possono risultare disturbanti perché ci offrono storie intrecciate dello sviluppo di  sofferenze psichiche profonde, in particolare rispetto alla relazione tra un bambino, la madre e l’ambiente familiare, che non vogliamo o non possiamo vedere.

“…E ora parliamo di Kevin” (“We need to talk about Kevin”) è un film del 2011 diretto da Lynne Ramsay, pluripremiato, tratto dal best-seller di Lionel Shiver, co-prodotto dall’attrice protagonista, una Tilda Swinson che la macchina da presa non molla mai.

Porta un tema quanto mai attuale, quello delle stragi scolastiche, che continuano a mietere vittime soprattutto negli USA. Risale al giorno dello scorso San Valentino la più recente, messa in atto da un ex-studente diciannovenne nella scuola superiore di Parkland, in Florida, con diciassette morti tra alunni e insegnanti.

L’obbiettivo della regista è ambizioso: cercare di ripercorrere le tappe evolutive di chi, come il protagonista Kevin, (Ezra Miller) arriva a pianificare una strage, suggerendo delle ipotesi senza offrire una (forse impossibile) risposta univoca, costringendo lo spettatore a porsi molte domande. Lo persegue dirigendo il suo sguardo di donna, che diventa il nostro, sulla storia della incapacità di sintonizzarsi di Kevin e della madre Eva, costringendoci a pensare e a discutere, facendoci esplorare mondi psichici complessi, offrendoci “visioni della mente” da prospettive diverse.

Eva è newyorchese, viaggiatrice, scrittrice, donna in carriera che – sembra per errore, o per un destino già scritto – diventa madre riluttante di Kevin.

Quando rimane sola, dopo la tragedia che porta Kevin in carcere, attraverso una serie di flashback, Eva rivede se stessa in gravidanza, con lo sguardo perso nel vuoto, poi con il figlio neonato che piange ininterrottamente e diventa un bambino che non le somiglia affatto, dallo sguardo inquietante, oppositivo, provocatorio, ricattatore, infine alle prese con un adolescente bello, solitario, arrogante e crudele, che la sfida continuamente, alzando la posta in gioco. Il marito Franklin (John C.Reilly), appare un uomo superficiale, ingenuo, incapace di cogliere i segnali di disagio della moglie e del figlio, li sminuisce e li sottovaluta, tanto da regalare inconsapevolmente al figlio l’arma letale, gratificato dalla apparente buona relazione con lui, che lo manipola spietatamente. A Kevin si contrappone la sorellina bionda, buona, dolce, che Eva sembra amare incondizionatamente e che lui tormenta.

È un film perturbante, ostile verso lo spettatore come lo è Kevin verso la madre Eva. È stato definito come troppo “studiato”, ma appare piuttosto “pensato”: colpisce il cuore e la mente dello spettatore, come le frecce tirate da Kevin centrano con precisione il bersaglio.

È un film che permette di individuare le tappe fondamentali dello sviluppo di un individuo e del suo percorso identitario, le vicissitudini della gravidanza e del rapporto tra la madre, il bambino e l’ambiente che li circonda. È necessario, come sottolinea il titolo originale del film, parlare di Kevin, delle conseguenze estreme che possono portare sofferenze che non sono riconosciute, cui non è stato offerto l’aiuto necessario al momento giusto.

“Il Cinema è l’arte che, con maggiore immediatezza di altre, riesce a rappresentare la complessità delle dinamiche della vita in tutte le sfumature e variazioni psichiche e relazionali.” 

Contributo di Elisabetta Marchiori

LUNEDI 12 MARZO tratteremo queste tematiche in compagnia di Elisabetta Marchiori, psichiatra e psicoterapeuta, membro del consiglio direttivo di Kairos Donna, associazione che persegue finalità di solidarietà sociale nel settore dell’assistenza socio sanitaria, della formazione, della tutela e della promozione del supporto psico-sanitario alla donna in tutte le fasi della vita, ai nuclei famigliari con madri di bambini piccoli o con donne in gravidanza e/o in condizione di difficoltà e disagio psico/fisico/sociale.

Kairos Donna gestisce un festival a Padova in cui propone film che guardano all’universo donna e alle sue molteplici tematiche, come la maternità e la relazione madre-bambino, per poterne offrire uno spazio di visione, ascolto e dialogo insieme al pubblico in sala, di scambio creativo tra maschile e femminile, tra mondo interno e mondo esterno, tra psiche e cultura, tra immagine e pensiero.

La rassegna “Visioni della Mente” è a cura di Walter Ronzani e Gli Stati della Mente, in collaborazione con ULSS 8 BERICA e Kairos Donna.


LUNEDI 12 MARZO
ore 20.30, Saletta Lampertico – Corso Palladio 158 Vicenza
INFO e PRENOTAZIONI
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